Archive for December, 2008

Natale a Firenze

December 29, 2008

http://it.youtube.com/watch?v=bwCF4_kuofc&feature=channel_page

December 28, 2008

lalba-di-una-nuova-pittura1

L’alba radiosa della pittura seriale (anonimo pittore cinese)

Orti metropolitani, Argingrosso (Isolotto)

December 23, 2008

pensionato neo-contadino

Still da video di intervista a pensionato neo-contadino.


“Sono in pensione, serve da passatempo e  contemporaneamente ci si leva.
Io c’avevo 40 piante di cavolo l’ho mangiato tutto! 120 porri ora c’e’ rimasto pochino, c’avevo un centinaio di finocchi. Ora deve vinire le fave, i piselli […] E’ robina che (se) uno ci sta dietro…si leva!
E’ un passatempo… che fare… io in casa non ci potrei stare, lavorare non mi fanno lavorare piu’ e allora tengo l’orto.
Che fo in casa…a dormire? sto fuori! ”

 

Studi su “A Wedding on Tomorrow’s Street”

December 22, 2008

yuri-pimenov-a-wedding-on-tomorrows-street-1962-oil-on-canvas-86-x-80-cm-collection-tretyakov-gallery-moscow

Yuri Pimenov,  “A Wedding on Tomorrow’s Street”, 1962.  Oil on canvas 86 X 80 cm Collection Tretyakov Gallery, Moscow

 

 

ARRIVO ALL’ISOLOTTO, MEMORIE:


 Intervista n.1

Venni qui a vedere e mi resi conto: non c’era nulla, c’erano case e viottoli, strade che erano campi ancora. La prima cosa che feci fu prendere gli stivali, perché era inverno, novembre, dicembre. […] Allora venni qua e dissi: “E ora che cosa faccio?”. Siccome c’era la piazza dell’Isolotto che era un campo, non c’era nulla ancora…

 

Intervista n.2

Quando sono arrivata non è che m’abbia fatto un bell’effetto, perché io abitavo in viale dei bambini, ed erano tutte queste case che emergevano dalla fanghiglia del lavoro dei cantieri, ancora non c’erano strade avevano dato dei nomi così. Questa si chiamava SC, che voleva dire strada centrale. E poi erano tutti numeri inizialmente, fin che poi dopo gli misero i nomi dei fiori, ma in un secondo tempo questo. Non c’era nemmeno un negozio, c’era soltanto questo gran fango di novembre, quindi ci volevano le scarpe di ricambio per andare all’autobus, perché si dovevano attraversare i guadi, in mezzo a questa palude. E poi arrivavamo su a Monticelli, perché l’autobus prima era lì quando ci hanno dato le case, perché prima non ce n’erano più vicini, ci si toglieva le scarpe e ci si metteva quelle pulite […] Il fango era dovuto ai lavori del cantiere, e lei si immagini, che in due tre giorni tutti volevano venire a prendere possesso della casa, per cui tutti questi camion con dentro la mobilia, sembrava…io uno scenario del genere non l’ho mai visto prima. Tutti i camion che partivano, che arrivavano tutti carichi di roba. Che se lo immagina, poi quelli che venivano ad allacciare il gas, la luce. Tutti insieme avevamo bisogno di queste cose.

 

Intervista n.5

-Ma quando siete arrivati all’Isolotto, voi siete stati i primi, cosa avete trovato?

-Noi eravamo i primi!

-Una ragazza mi ha detto: io quando sono arrivata all’Isolotto mi sembrava d’essere al mare. Mi aspettavo che con tutto questo spazio, tutta questa luce, tutto questo sterrato, allora non c’era nulla, era una specie di spiaggia, ho avuto l’impressione d’essere al mare.

-Una vita nuova, perché ho trovato una casa mia che mi pareva irreale, prima avevo una stamberghina piccola, che vivevo con mia moglie e 2 figli. Era tutto piccolo, ristretto, senza servizi. Quando mi sono ritrovato in via delle Magnolie 2, il cuore mi si è aperto dalla gioia

 

Intervista n.6

Era molto buio La sera il tram per andare a prenderlo bisognava andare al Florida in via Pisana. Poi l’hanno portato qui e qualcosa non andava. Io abitavo in via degli agrifogli, davanti alla chiesa. All’inizio c’era qualche metro asfaltato e dopo c’era sterrato. Per tre anni è rimasto sterrato, così d’inverno bisognava tirarsi su i pantaloni e camminare in questo modo. Arrivare a casa e cambiarsi […] Quando ci sono delle zone così nuove, ci sono delle cose che non vanno per qualche anno […]  A noi non ci importava se c’era il fango. Ci interessava mangiare e lavorare.

 

 Intervista n.11

-La prima cosa che ricordate arrivati all’Isolotto, cosa avete fatto, come siete arrivati?

-Noi eravamo sfollati da S.Jacopino con la mia famiglia. Mio padre era in graduatoria all’Ina Casa per l’Isolotto. Quello che mi ricordo è che quando ci fu questa assegnazione, s’andò tutti lì nella piazzetta davanti alla attuale chiesa e da una parte c’era La Pira su un palco e tutta la gente che era intorno e aspettava questa casa, che era il sogno di una vita e mi ricordo tanta confusione e tanta terra intorno. In pratica non c’era…esattamente…proprio allora ci fu la distribuzione delle case, quindi una grande emozione, perché poi non si sapeva nemmeno qual’era con precisione. E poi tutta questa terra, perché le strade non erano asfaltate, quindi c’era fango, queste case erano sorte un po’ così […] Poi con questa chiave sono andato a casa e l’emozione di entrare in questa casa nuova, mi ricordo mio padre soprattutto, perché venendo da una situazione difficile, dopo la guerra, sfollati da diverse parti, entrare in una casa nuova era veramente il coronamento di un sogno di diversi anni. Noi s’era ammucchiati in via Rossigni in mezzo a scarafaggi. Si stava male…siamo stati 10-12 anni in una casa al limite della decenza. Sicchè venire qua, in questa casetta nuova, anche se in mezzo alla terra, con le infrastrutture quasi inesistenti, però io mi ricordo questa grande gioia, questa grande emozione ad entrare in questa casa nuova. La contentezza dei miei genitori.

 

 Intervista n.14

Parecchi hanno scelto senza nemmeno vederle queste case, l’importante era averla poi…c’era solo un rapporto tra i metri quadrati e la situazione della famiglia, secondo il numero; però la mia impressione…si venne a fare una girata qua e si venne a piedi dal ponte alla Vittoria…non vi dico le scarpe com’erano dal fango…e io ero piccino….entravo in questa casa e mi sembrava enorme, abituato a vivere in una stanza con quattro persone, in una casa Dio bono!